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L’educazione sessuale e i figli

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Ho conosciuto la Dottoressa Barbara Colla (Responsabile del Servizio di Psicologia presso lo Studio Torricelli di Torino, già Cultore della Materia presso la Facoltà di Psicologia di Torino, Docente all’interno di numerosi corsi come psicologa-psicoterapeuta presso Enti pubblici e Privati) qualche mese fa e mi ha fatto piacere che abbia accettato di essere una delle relatrici alla presentazione torinese del mio libro “Il primo libro di Una Mamma”.

E’ piaciuta molto a chi era presente in quell’occasione soprattutto perchè è molto preparata su tanti argomenti di interesse  delle mamme, è mamma anche lei, è giovane e parla in modo più che comprensibile, senza usare paroloni che spesso confondono. Ho pensato di farle affrontare un argomento “difficile” per noi genitori e, se vi farà piacere, ne affronterà altri prossimamente.

“Nella mia attività clinica, che ormai porto avanti da più di 15 anni, ho incontrato decine di genitori che mi hanno rivolto diverse domande rispetto alla dimensione della sessualità: “come devo rispondere se mio figlio mi fa domande? Quando è giusto rispondere”, “cosa devo dire … cosa posso dire…”,”… mia figlia non chiede in casa ma ho saputo che a chiesto a scuola alla maestra su come si fanno i bambini…”.

Sostanzialmente sono 4 i quesiti che ho potuto individuare nelle preoccupazioni e nei dubbi dei genitori:

PERCHE’  è necessario rispondere alle domande sulla sessualità.

In primo luogo, i genitori devono partire dal presupposto che l’interesse verso la sessualità è previsto dalla natura durante tutta la vita. Pertanto, quei genitori  che pensano di isolare i figli da questo argomento sappiano di aver già perso la battaglia.

Con davanti questo scenario, l’unica scelta possibile è quella di affrontare, noi come genitori, questo argomento con l’obiettivo di spingere i nostri figli verso una visione della sessualità fatta di piacere all’interno di una storia duratura e importante. In altre parole una sessualità incarnata.

I genitori mi chiedono QUANDO si deve parlare di sessualità ai propri figli.

Domandarsi se è troppo presto significa quasi sempre che siamo già in ritardo. Io mi rendo conto di quanto sia vero questo, quando ho l’occasione di andare  nelle scuole a fare educazione sessuale e in particolare in rapporto al tipo di domande che mi pongono gli studenti. E’ curioso come i genitori non si pongano mai dubbi rispetto ad argomenti più complessi come l’amicizia, cosa fare da grandi, ma questa sicurezza quando l’argomento è la sessualità improvvisamente si perde e i genitori sembrano disorientati.

Cari genitori, non esiste nessun buon motivo per riservare un diverso trattamento alla sessualità; se ne può parlare quando i figli fanno domande o quando il mondo pone le domande, magari attraverso la televisione o la carta stampata, oppure possiamo essere noi a fare in modo tale che capiti il momento, parlandone più spesso in loro presenza, in modo da offrire loro un’occasione di maggiore conoscenza.

COME PARLARNE

Sicuramente quando si parla di sessualità non si può usare un linguaggio troppo complesso, ma neppure rischiare di cadere nella volgarità. Da qui la necessità di trovare un linguaggio che sia una via di mezzo, un linguaggio che potremmo definire familiare, dove i nostri figli si possano riconoscere, un linguaggio vicino a loro.

COSA DIRE

Per quanto riguarda gli argomenti da affrontare il criterio è  quello di rispondere alle domande che i nostri figli ci fanno e non divagare rispondendo in base a quello che ci mette meno in imbarazzo. Per esempio, alla domanda “come nascono i bambini…” i genitori tendono a raccontare solo i sentimenti “…papà e mamma si vogliono bene…e quindi tu sei nato…”, ma tralasciano completamente il meccanismo che permette il concepimento, meccanismo che invece interessa molto ai bambini.

L’aspetto curioso è che la situazione è ribaltata con gli adolescenti, a cui raccontiamo anatomicamente come nascono i bambini (non tenendo conto che a 14-15 anni lo sanno già) e non affrontiamo la parte di significato per cui due persone adulte decidono di fare un bambino, aspetto a cui sono molto interessati gli adolescenti.

Da ciò si può ricavare che il “cosa dire” deve rispettare l’età del figlio ma anche le sue esigenze che, molto spesso, soprattutto riguardo alla sessualità, non coincidono con quelle dei genitori.

In conclusione, da mamma ma soprattutto da psicoterapeuta posso dire che l’educazione sessuale deve essere parte integrante del percorso educativo  nella vita dei nostri figli, una chiave di accesso per un mondo fatto di  emozioni, significati e valori. Le domande che ci fanno a scuola e a casa danno la misura di quanto i bambini e i ragazzi abbiano già conosciuto del sesso prima di ogni nostro discorso e in alcuni casi molte delle cose che sanno sono imprecise, o addirittura sbagliate in quanto non hanno avuto la possibilità di confrontarsi con il mondo degli adulti e in particolare con i propri genitori.

Pertanto, è fondamentale  introdurre l’educazione sessuale fin dai primi anni di vita, sia nei suoi aspetti emozionali che in quelli cognitivi e comportamentali, con semplicità e piacere e non con una finta serenità. Inoltre, ancor più delle parole sono molto importanti i segni non verbali per mezzo dei quali, con immediatezza ed in modo inequivocabile, facciamo sapere ai nostri bambini e ai nostri ragazzi le intenzioni, le emozioni, i significati che noi stiamo provando, manifestando in modo chiaro la posizione che stiamo assumendo verso di loro e verso la sessualità.”

Ringrazio la Dottoressa Colla che è a vostra disposizione per eventuali domande o chiarimenti.

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