Dopo due riunioni di classe, sia nella scuola primaria, sia nella secondaria, ho deciso di scrivervi in merito alle mense nelle scuole, per capire cosa ne pensate. Quella mensa che i genitori torinesi ormai denigrano perché cara e di scarsa qualità, favorendo il pranzo libero, cioè il pasto che i bambini possono portare da casa.
Il diritto di mangiarsi il proprio panino durante l’orario della mensa, senza dover pagare per forza il servizio di ristorazione si è conquistato nella mia città, Torino, dove una piccola rivoluzione è iniziata il 22 giugno scorso con la sentenza dei giudici d’appello che han dato ragione ai genitori che chiedevano di lasciare a scuola i figli con il pasto portato da casa.
Questo vorrebbe anche indurre il Comune a rinegoziare l’appalto con i gestori per ottenere un servizio migliore a un costo inferiore. Visto che in altre regioni il pasto costa anche 5 euro, mentre a Torino è arrivato a 7,20 ed è di pessima qualità.
Tra fine giugno e settembre le scuole non sono riuscite ad organizzarsi ne’ a livello di locali disponibili ad ospitare chi non andrà in mensa, ne’ sulla sorveglianza dei suddetti bambini. In classe non si può mangiare: non è igienico restare al mattino, al pomeriggio e pure a pranzo nello stesso locale!
Entro una settimana dall’inizio della scuola tutti i genitori dovranno dichiarare se i figli usufruiranno o meno della ristorazione comunale e, solo a quel punto, le scuole capiranno i numeri ai quali far fronte.
La mensa è stata introdotta per insegnare ai bambini a stare in comunità e per metterli di fronte ad un’uguaglianza sociale. Molti sono i genitori contrari al pasto portato da casa per una serie di motivi:
– si perderebbe un’ulteriore dimensione comunitaria favorendo una volta di più’ l’individualismo
– offriremmo un ottimo pretesto per tagliare l’ennesimo servizio pubblico
– con il pranzo da casa si introducono cibi non sicuri a livello di intolleranze e conservazione durante le ore a scuola.
Immaginate cosa succederà quando il vegetariano, sfuggendo per un istante alla sorveglianza dell’insegnante/ badante, mangerà la mortadella del compagno onnivoro; se l’islamico si ciberà della carne di maiale della compagna? Se per sfortuna o casualità, qualcuno starà male, l’insegnante del caso verrà chiamato in causa.
Proprio come accadeva in passato, quando permettevano di introdurre la torta di compleanno di qualche loro allievo, preparata dalla mamma. Al primo accenno di problemi scattarono i divieti: basta somministrare cibi non certificati, non trasportati in modo adeguato, ne’ incartati e sigillati di tutto punto con chiara indicazione del luogo di produzione e degli ingredienti.
Il fatto che la mensa funzioni male non dovrebbe portare ad eliminarla, ma a migliorarla. Reintroducendo le cucine nelle scuole ed eliminando il pranzo già pronto che si consuma attualmente. Una volta eliminata la mensa scolastica diventerebbe difficile reintrodurla!
Oggi in classe c’era una Consigliera comunale che in modo chiaro ha spiegato che la nostra voglia di ribellione è lecita, ma non ci porterà lontano!
Cosa succederà? So che le richieste per il pasto libero di stanno espandendo anche in altre città italiane (Genova, Bologna).
Voi cosa ne pensate?