Il 22 febbraio è diventata la giornata mondiale per sconnettersi, almeno per qualche ora, da smartphone e internet. Una giornata per riflettere sull’abuso delle nuove tecnologie, sulla nomofobia, ovvero la paura di rimanere sconnessi dalla rete e per promuovere un uso consapevole del web, ma anche e soprattutto per tornare a comunicare con chi sta intorno a noi, guardandosi in faccia, come accadeva in passato. .
Il problema, infatti, non è astenersi dai social, ma limitare l’importanza che si dà a quanto accade online. Alcuni ragazzi, se dopo aver cambiato l’immagine o lo stato del profilo non ricevono immediatamente 90 like e cuori, pensano di non valere niente. E’ come vengono gestite le reazioni, o le non reazioni degli altri, che determina se l’uso che se ne fa è positivo o negativo. Un uso compulsivo di un social, purtroppo, impatta negativamente nella vita quotidiana, nello studio, nel lavoro e in famiglia, provocando stress, minore autostima, nervosismo.
E’ un problema che riguarda soprattutto gli adolescenti e noi genitori dobbiamo riconoscere la patologia: infatti diventa patologia quando la rete sostituisce la vita reale al posto di integrarla. Il tema delle dipendenze dalle tecnologie rappresenta un nuovo mondo di dipendenze che si affaccia nella nostra realtà e non è da sottovalutare. Non ha senso però vietare l’uso delle nuove tecnologie, ma ha senso regolarlo, cioè dare regole ai ragazzi e concordarle con loro. Regole che non sono frutto di pregiudizi o di ignoranza degli adulti, ma basta sull’interesse della famiglia per la loro salute e benessere.
Fra i problemi dei ragazzini iperconnessi c’è quello della mancanza di tempi morti. Questa è la prima generazione che non conosce la solitudine: i nostri figli possono chiamare, chattare, connettersi in ogni momento con qualcuno. Il rischio è che si tenda a costruire la propria personalità in base ai feedback che vengono ricevuti. Questo cambia la percezione di se stessi e contribuisce a far diminuire l’autostima.
Demonizzare lo smartphone non è la soluzione giusta per affrontare e risolvere i problemi che derivano dal suo uso scorretto. La scuola, in questo contesto, rappresenta un pilastro importante, perché ha iniziato a proporre delle ore dedicate a internet, ma anche al cyberbullismo, per accompagnare i nuovi nativi digitali nella formazione della propria identità individuale e sociale, attraverso un uso positivo delle tecnologie.
Dobbiamo sensibilizzare i nostri figli, ma iniziare noi genitori per primi a dare il buon esempio, riservando una porzione della nostra giornata alla famiglia, agli amici, ai colleghi, alzando finalmente gli occhi dallo schermo.