E’ inutile disperarsi o accusare i figli di non aver studiato abbastanza e di non essersi impegnati, quando arriva la bocciatura bisogna sforzarsi a guardare avanti, nonostante l’equilibrio psicologico della famiglia sia completamente sottosopra.
Forse non lo abbiamo seguito a dovere? Ecco arrivare i sensi di colpa, come se un genitore non ne avesse già abbastanza, per via del lavoro che occupa gran parte della nostra giornata.
Bisogna anche capire perchè, dopo aver avuto questa brutta notizia, nostro figlio si comporta in un determinato modo: per esempio c’è chi reagisce come se non fosse successo nulla di irreparabile, atteggiamento che aumenta il nervosismo del genitore, ma che nasconde il tentativo di auto convincersi di non aver toccato il fondo, mentre cerca di metabolizzare il colpo.
Se addirittura si vanta della bocciatura, con un atteggiamento al limite del menefreghismo, può darsi che voglia trasformare la sua figura di sconfitto in un valore, mentre sta perdendo stima di se’. Potrebbe, invece, non farsene una ragione e somatizzare la sconfitta in vari modi, perdendo fame e sonno.
In tutti i casi citati nostro figlio avrà bisogno di attenzione, del nostro aiuto e dell’appoggio di tutta la famiglia, per fargli capire che di noi si deve fidare. Non credo sia necessaria una grande punizione, quanto più un sostegno morale, cercando di capire cosa è mancato a nostro figlio. Sicuramente non fa bene rinfacciargli appena si può questo fallimento e fargli credere di essere un perdente.
Il dubbio più grande è: ma sarà la scuola giusta? Oppure sarebbe meglio cambiare indirizzo di studio?! Magari iscriverlo in una scuola “meno impegnativa”? Cercare di capire per che materie è più portato, che attività gli vengono meglio, cosa lo appassiona e appoggiarlo nella scelta della sua strada. Basta che questo cambio non aumenti la sua frustrazione!
Fare due anni in uno? A pensarci sembra una strana cosa e mi fa pensare, ma se non è riuscito a superarne uno alla volta, cosa potranno fare gli insegnanti, dei miracoli? Bisogna poi vedere se nostro figlio è d’accordo o no, non dovremmo essere noi a decidere.
E’ brutto, invece, vedere quei genitori che minimizzano l’accaduto ritenendo i professori per niente validi e sicuramente non all’altezza del loro compito. Possiamo anche pensare che la scuola al giorno d’oggi valga molto meno di quella di un tempo, ma denigrarla davanti ai nostri figli fa più male che bene. I ragazzi devono credere nella validità delle istituzioni, altrimenti come faranno a fidarsi del mondo adulto?
Per concludere, sappiamo bene che ogni caso è da valutare singolarmente, non si può generalizzare, quindi ogni genitore saprà come comportarsi con il proprio figlio, l’importante è comunque far capire loro che noi siamo disponibili a comunicare, per lasciarli sfogare o per aiutarli a scegliere per quanto riguarda il loro futuro.
L’argomento è delicato… Conosco mamme che hanno figli “scalda banco”, che non proprio hanno voluto studiare e che si sono rassegnati quindi a questa situazione, con la minaccia dei fatidici 16 anni. Se a quell’ età la situazione è ancora quella allora via a “lavorare”… Non lo so se è un atteggiamento giusto, oppure no. Sinceramente penso che un genitore debba fare di tutto per far conseguire almeno il “diploma” al proprio figlio, specie in un mondo come il nostro dove già fai fatica a trovare un posto, figurati se poi non hai certe credenziali… Capisco anche che a volte per un genitore vedere il proprio figlio che non ce la fa, per vai motivi, sia snervante ed umiliante. Ma conosco una mamma che ha deciso però di prendersi una pausa dal lavoro per seguire il figlio adolescente, che sta attraversando un periodo scolastico “nero”.
Ecco forse qs. è la via da seguire: non lasciare niente di intentato ed aiutare, per quel che si può, il proprio figlio a superare gli ostacoli scolastici, che saranno da palestra per il domani.