Dopo un weekend passato ad aiutare le nostre figlie a fare i compiti, mio marito ha deciso di “sfogarsi” scrivendo un post, soprattutto per far capire il suo malcontento e soprattutto per vedere se abbiamo tutti gli stessi problemi:
“Quando ero piccolo e facevo le elementari ricordo che iniziarono ad introdurre il tempo pieno. Non era toccato a me, io andavo a casa alla fine della mattinata ma c’erano classi dove i bambini finivano alle 16.30.
Negli anni ’70 post contestazione il ruolo della donna cambiava e le mamme lavoratrici erano sempre di più, questo tempo pieno era utile socialmente. Ma ero troppo piccolo per capirlo.
Quei bambini per me erano fortunati perché facevano i compiti a scuola, però io stavo con la mamma e i compiti li facevo a casa e ci stava, ma non lo apprezzavo.
Le mie bimbe non hanno ne una fortuna ne’ l’altra, questo è un dato di fatto, visto che stanno a scuola fino alle 16.30, ma tornano a casa con tutti i compiti da fare senza potersi godere la loro mamma o del tempo libero.
Ora, in un Paese lontano dagli anni del boom e dai ritmi più lenti, per stare al passo le famiglie si trovano a dover lottare con due genitori al lavoro in giro per l’Italia ad orari assurdi, che non riescono a vedere i figli. Siamo proprio sicuri che dopo 40 ore di scuola la settimana i compiti servano davvero? Siamo proprio sicuri che i bambini debbano lavorare più di un impiegato della pubblica amministrazione? Siamo proprio sicuri che non sia sufficiente la scuola con le sue 40 ore per insegnare? Io ho vari dubbi.
Tra l’altro l’OCSE ci dice che non siamo messi neanche così bene sulla qualità dell’insegnamento e, riguardo la felicità degli studenti, è un vero disastro! Qualcosa non funziona.
Nel 1969, l’allora ministro dell’Istruzione Mario Ferrari Aggradi, ebbe un occhio di riguardo per i giovani studenti costretti a trascorrere i fine settimana sui libri ed appose la propria firma ad una circolare ministeriale che diceva “In considerazione del duplice ordine di esigenze finora prospettate, questo Ministero è venuto nella determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo…” ritenendo che “il tempo libero può avere una funzione estremamente educativa e rappresenta momenti in cui i giovani possono dedicarsi ad attività ricreative, artistiche, sportive che concorrono alla crescita e alla formazione dell’individuo. Vanno inoltre preservati quegli spazi, nel fine settimana, che rappresentano spesso uno dei rari momenti di incontro senza impegni tra genitori e figli.” Parole sante!!!!
La disposizione del Ministero chiariva anche che per “rendere più completa e integrata l’azione educativa della scuola” gli insegnanti devono pertanto evitare di fissare interrogazioni o verifiche in classe nel giorno successivo a un festivo, fatte salve rare eccezioni (periodo di scrutini o materie particolari).
In effetti, le mie figlie fanno ginnastica dopo scuola due volte alla settimana, per fare un po’ di movimento che contrasta il restare sedute a scuola tutto il giorno, ma quando tornano e devono ancora fare i compiti spesso vanno a dormire alle 23! Per non parlare del venerdì sera e del sabato mattina.
Troviamo una soluzione!”