La data ricorda il giorno in cui, nel 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione ONU su queste tematiche così delicate. Nonostante tutto, ancora oggi molti bambini e adolescenti sono vittime di violenze o abusi, sono discriminati, emarginati o maltrattati. Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione e in Italia la sua ratifica è avvenuta nel 1991.
L’indagine «Maltrattamento sui Bambini: quante le vittime in Italia?», presentata da Terre des Hommes e Cismai, svela che sono quasi 100mila i bambini in Italia vittime di maltrattamenti e abusi. Più della metà sono femmine. La ricerca evidenzia come il maltrattamento rivesta un ruolo di primo piano tra le cause che comportano l’intervento dei Servizi Sociali, coprendo il 15,46% del totale dei minori presi in carico. La trascuratezza materiale e affettiva è la tipologia preponderante di maltrattamento (52,7%), seguita da violenza assistita (16,6%), maltrattamento psicologico (12,8%), abuso sessuale (6,7%).
I diritti garantiti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia sono raccolti in un documento che contiene anche articoli rivolti alla protezione contro l’abuso e lo sfruttamento e si impegna a far sì che il bambino faccia valere il proprio pensiero.
I quattro principi fondamentali della Convenzione sono:
- Principio di non discriminazione: impegna gli Stati parti ad assicurare i diritti sanciti a tutti i minori, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione del bambino e dei genitori;
- Superiore interesse del bambino: prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata di assistenza sociale, l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione preminente;
- Diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo: prevede il riconoscimento da parte degli Stati membri del diritto alla vita del bambino e l’impegno ad assicurarne, con tutte le misure possibili, la sopravvivenza e lo sviluppo;
- Ascolto delle opinioni del bambino (art.12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i procedimenti che li riguardano, soprattutto in ambito legale. L’attuazione del principio comporta il dovere, per gli adulti, di ascoltare il bambino capace di discernimento e di tenerne in adeguata considerazione le opinioni. Tuttavia, ciò non significa che i bambini possano dire ai propri genitori che cosa devono fare. La Convenzione pone in relazione l’ascolto delle opinioni del bambino al livello di maturità e alla capacità di comprensione raggiunta in base all’età.
Il diritto di espressione è sinonimo di libertà. I bambini imparano a parlare in modo graduale, ma consapevole. Hanno il diritto di essere ascoltati, in particolare quando vengono espresse scelte e sentimenti che si allontanino da quella degli adulti. L’infanzia è un periodo delicato e richiede la creazione di condizioni favorevoli che accompagnino il bambino fino allo sviluppo.
L’art. 12 considera il bambino come soggetto attivo, capace di espressione e di pensieri validi. Il bambino deve poter esprimersi riguardo a tutte le questioni che lo interessano, come il matrimonio e i cambiamenti dell’ambiente che lo circondano. L’art. 12 stabilisce un legame tra il bambino e la sua vita quotidiana. Si focalizza sulle circostanze più vicine al soggetto: legami familiari, educazione, scuola, tempo libero, salute. È collegato allo sviluppo della persona del bambino.
Il bambino deve essere capace di esprimere la propria opinione senza pressione o influenza esterna, in tal caso non viene presa legalmente in considerazione. I genitori hanno l’obbligo di porre attenzione anche a modo di porre le domande perché anche questo potrebbe intimidire il bambino e influenzarlo nelle risposte.
Ricordiamocelo sempre!