Quest’anno scolastico per me inizia in un modo diverso dagli anni precedenti, mia figlia di 17 anni è partita da un paio di settimane per il Canada, dove studierà in College per i prossimi sei mesi, a 10mila km di distanza. Ed io ho già iniziato a piangere qualche settimana prima, al solo pensiero di averla così lontana, per poi scoppiare definitivamente il giorno della partenza e continuare a farlo nei giorni successivi. Praticamente mi trascino come il personaggio Tristezza di Inside Out.
“Si definisce sindrome del nido vuoto (da Wikipedia, l’enciclopedia libera) quel particolare stato psicologico che colpisce i genitori nel momento in cui i propri figli lasciano la loro abitazione.
Per il padre e la madre si tratta di una situazione nella quale affrontare solitudine e abbandono e le madri ne sono maggiormente colpite. Tipicamente si hanno stati depressivi associati a forti sentimenti di tristezza o di dolore. Si entra poi in uno stato di angoscia.”
Rientro perfettamente nella descrizione, quindi che si fa per tirarsi su di morale ed affrontare una diversa routine quotidiana? Bisognerebbe rafforzare la relazione con il partner e fare attività di coppia per creare un nuovo equilibrio, oppure dedicarci a noi stesse: un hobby, volontariato, un nuovo lavoro, uscite con gli amici.
E’ che, nonostante sia felice del fatto che mia figlia stia vivendo un’esperienza meravigliosa e anche difficile per lei, risulta strano vivere in una casa più vuota e a noi rimane la sua assenza. Non posso più farle mille domande, romperle le scatole, farle da consulente su tantissime cose, insomma, mi sento “demansionata“. E questa situazione nel lavoro è vero e proprio mobbing. Quindi, una specie di mobbing familiare!
Speriamo che migliori col passare del tempo, altrimenti al suo ritorno mi troverà completamente disidratata 🙂