In un momento (per me, ma sicuramente anche per molti di voi) ricco di cambiamenti, ho chiesto l’aiuto prezioso della nostra life coach Carla Malinverni.
‘Tutti parlano di cambiamento perché il cambiamento è vertiginoso. Parallelamente a questo, per esempio nel mondo dello sport, si vede una nostalgia incredibile. Si dice che sempre il passato è stato meglio, più bello: ‘che peccato che non è più come prima’…’il calcio di una volta’…’la pallavolo di una volta…ora hanno cambiato le regole!’ ecc. ecc. Io nell’ambiente sportivo ho detto e continuo a battermi per contrastare questa nostalgia, perché credo che questa nostalgia nasca solo dalla difficoltà che significa CAMBIARE’
Julio Velasco – discorso a Berlino, 2010.
Ogni volta che nella vita ci troviamo di fronte ad un cambiamento, anche nel caso in cui l’abbiamo fortemente desiderato noi, ci troviamo a provare paura e un grande senso di incertezza. Spesso abbiamo pensieri negativi su come potranno andare le cose, non siamo più sicuri di quello che fino a poco prima ci sembrava magnifico, a volte addirittura vorremmo tornare indietro.
Ebbene, il cambiamento di una parte, più o meno significativa, della nostra vita (lavoro, situazione familiare, malattia, trasloco…) implica per noi di uscire dalla ‘zona di comfort’ che ci siamo creati negli anni e di andare verso qualcosa di ignoto. La nostra ‘zona di comfort’ è costituita dai nostri principali riferimenti ed è ciò che ci permette di vivere in uno stato di ‘normalità’: famiglia, lavoro, orari stabiliti, amici. Avere una propria ‘zona di comfort’ è fondamentale per una vita serena, ma ? altrettanto importante in alcuni momenti aprire una parte di tale zona e lasciare spazio al cambiamento. Quando questo sarà assimilato, la nostra ‘zona di comfort’ sarà differente da prima!
Affrontare un cambiamento implica anche accettare la propria vulnerabilità come un aspetto di sé, umano e naturale: concediamoci la paura, i dubbi, l’emozione di fronte a ciò che non conosciamo! Spesso la nostra società classifica come negative alcune emozioni (paura, dolore, dispiacere, rabbia), tanto che noi in genere tendiamo a celarle e reprimerle. In coaching non ci sono emozioni negative o positive, ma emozioni che non vogliamo più provare (‘non voglio più arrabbiarmi e urlare contro i miei figli’) ed emozioni che accettiamo.
Siamo pronti ad affrontare i cambiamenti, ben consapevoli che ci faranno paura, e che nonostante ciò andremo avanti perché vogliamo cambiare?