I limiti della scuola a distanza

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Siamo alla quinta settimana di chiusura per le regioni del Nord, alla terza per le altre, tutti consapevoli che l’ipotesi di protrarre lo stop fino a giugno non è remota.

Oramai quasi tutte le scuole si sono attrezzate per l’insegnamento a distanza: hanno passato anni a discutere su come innovare la scuola ed il coronavirus ci ha costretto all’azione, ma dopotutto è quello che è successo anche in molte aziende, anche multinazionali, che non avevano mai preso in considerazione il lavoro da casa, detto anche smartworking, e ora lo hanno dovuto proporre e supportare per forza.

All’improvviso piattaforme come WeSchool, Edmodo, Google Classroom, Hangouts Meet, Zoom, bSmart hanno preso il posto di Netflix, Sky, TikTok o YouTube e la missione di ogni giornata della nostra quarantena è quella di gestire le app per accedere alle classi digitali delle mie figlie sui vari pc disponibili in casa, ma soprattutto incrociare le dita affinché la connessione tenga, per far sì che anche io e mio marito riusciamo a lavorare da casa.

Si tratta di almeno 2,6 milioni di studenti delle superiori e 1,8 milioni delle medie che ogni giorno si connettono. Ma questa è solo una faccia della medaglia, mentre l’altra vede famiglie che non dispongono di dispositivi come computer, smartphone o tablet, tanto meno di una stampante, non hanno il wifi, non sanno usare internet e vivono in una casa che non permette di dividersi gli spazi per svolgere ognuno il proprio compito o lavoro, senza disturbarsi a vicenda.

Si, perché la didattica a distanza è decisamente classista e per niente democratica, in quanto non raggiunge tutti gli studenti nella stessa misura. Non ci credo che i paesini abbiamo le stesse connessioni internet delle metropoli o che i professori siano digitalizzati nello stesso modo. C’è ancora un grande gap da riempire tra le scuole del nord e quelle del sud. Alla fine dell’anno gli studenti italiani non avranno tutti lo stesso livello di istruzione!

La scuola online ha infatti molti limiti: non si riescono a soddisfare le necessità dei ragazzi diversamente abili o con difficoltà specifiche di apprendimento. Non parliamo poi della quantità di compiti assegnati senza nessuna spiegazione, perché inizialmente le lezioni online non erano ancora partite. E le verifiche? Le valutazioni? Chi quest’anno dovrà affrontare l’esame di stato o quello di terza media? Avranno tutti il 6 politico o il Ministero penserà a un’altra soluzione?

E gli insegnanti con figli, che devono gestire insieme sia i giga, sia il computer per insegnare e anche per far seguire le lezioni ai ragazzi? Ma quando ci diranno che le scuole non riapriranno, perchè non ci credo che si riavvierà il tutto a distanza di poco tempo, tanto meno il 3 aprile, cioè dopodomani. Ce lo diranno la notte del 2 aprile? O il 1 come pesce d’aprile? Le famiglie hanno il diritto di potersi organizzare!

A volte mi chiedo perché non si possa sfruttare la televisione nazionale, pubblica, della quale paghiamo il canone, per dei corsi scolastici, piuttosto che per programmi frivoli e inutili? Oppure come mai il Ministero dell’Istruzione non crea una piattaforma unica nazionale, piuttosto di far saltellare da una app all’altra sia studenti, sia genitori, creando una grande confusione?

Se questa emergenza sanitaria ci sta insegnando qualcosa, è che nulla sarà più come prima, insegnamento incluso. Ma chiederei agli insegnanti di mettere gli alunni nelle condizioni di svolgere in autonomia i lavori assegnati, perché i genitori non possono trasformarsi in docenti.

Una grande lezione per i nostri figli sarà l’autogestione: come organizzare le lezioni, i compiti, il tempo libero. Ma hanno anche capito che tutte le certezze possono venir meno in un secondo e immagino che tanti da grandi sogneranno di diventare medici o farmacisti e, perché no, anche insegnanti! Sicuramente non rappresentanti di classe come me, che da più di un mese sono il bersaglio di 50 genitori pieni di domande, che poi sono le stesse che mi pongo quotidianamente anche io.

 

4 Commenti

  1. In Francia e in Inghilterra la televisione mette delle lezioni ad orario per i diversi livelli di età…ma noi al solito siamo un popolo di cialtroni da questo punto di vista: l’unico programma che continua imperterrito è la quello della D’Urso!

    • Credo che lo faccia anche la Spagna, ne aveva parlato un Deputato in Parlamento dopo il messaggio del Ministro dell’Istruzione. Ho cercato su internet ma non ho trovato nulla, faccio prima a chiedere direttamente agli amici spagnoli!

  2. Da mamma di due bimbi di 10 e 6 anni dico che è una grande sfida. Alle elementari i bimbi non sono perfettamente autonomi e per loro questa è più una vacanza.
    Il mio lavoro ormai è diventato insegnare e stare dietro ai loro compiti, tra mail da inviare, correzioni ricevute e cosi via.
    Sono contenta cmq che le insegnanti dei miei bimbi si stiano impegnando a portare avanti il programma.
    Speriamo che il prossimo anno la scuola ricominci a pieni ritmi perché per quest anno credo sia bella che finita…

    • Ciao, che bello ricevere un tuo commento! Ricordo ancora quando mi scrivevi alla ricerca della prima gravidanza <3
      Si, in effetti alle elementari non è semplice fare lezione a casa, ma altre mamme mi han detto che quando si collegano e si rivedono tra compagni c'è molta emozione. Dei bei momenti!
      Il prossimo anno, purtroppo, ci saranno tante parti dei programmi di quest'anno da recuperare e starà agli insegnanti diluire il tutto in modo che gli studenti non siano esageratamente sotto pressione. Un abbraccio!

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