Mia figlia ha quasi 18 anni e ha conosciuto la maggior parte dei suoi amici online, soprattutto durante gli ultimi anni di pandemia, nei quali ha perso un po’ i contatti con i compagni di scuola a causa della DAD ed ha anche iniziato a vivere in un “mondo virtuale“.
I ragazzi non sono più capaci a comunicare tra loro, ma neanche con noi. Questo è il risultato di educazioni frettolose da parte delle famiglie, o delle relazioni tra coetanei, solo attraverso i social network, che abituano ad interagire attraverso schermi o cellulari e producono rapporti superficiali.
In effetti, non ci sia scambia più il numero di telefono, ma l’account e si comunica non tanto scrivendosi, ma con immagini, foto, video, senza scambiare delle impressioni, dei pareri, ma mettendo like o, in caso contrario, uscendo dalle chat.
Servirebbero delle ore di educazione sentimentale a scuola, a partire dalla prima media fino alla fine della scuola superiore, che non abbiano a che vedere con l’educazione sessuale, argomento da affrontare in seguito, dopo che i ragazzi avranno imparato come relazionarsi con i coetanei, sia nei rapporti di coppia, sia di amicizia.
Quando si trovano in gruppo, si nota la difficoltà della comunicazione e, dopo poco tempo, li vedi tutti con i cellulari in mano. Saranno banalità, cose già viste e dette, ma nonostante questo la situazione va peggiorando e si vedono i risultati negativi anche delle verifiche scolastiche o delle esposizioni orali in classe, dopo anni di verifiche “a crocette” in DAD.
Servirebbe una ri-alfabetizzazione amorosa, visto che i ragazzi non sanno più corteggiare e le ragazze non riescono a dare segnali chiari. Forse sarò old-style e quelli dalla parte giusta, che si sono evoluti, sono loro? Chi lo sa!
Un’educazione sentimentale potrebbe anche contrastare l’aggressività, prevenire la violenza e il bullismo, oltre alle difficoltà di relazione all’interno delle coppie, con conseguente violenza sulle donne, sempre più in crescita.
Per poi passare, una volta “educati“, all’educazione sessuale (sempre a scuola, perchè i genitori non sarebbero presi in considerazione), per insegnare quello che viene dato per scontato e poi prende pieghe malate o violente. Per non limitarsi a trasmettere nozioni scientifiche per prevenire malattie o gravidanze indesiderate, ma per far vivere con serenità, consapevolezza e rispetto reciproco la propria vita sessuale.
Altro che San Valentino, festa ormai non considerata dai giovani, in questi giorni di occupazione dei licei, che hanno i loro pro e contro, finalmente i ragazzi potranno guardarsi in faccia, relazionarsi, parlarsi. Con i cellulari che a un certo punto dimenticheranno di mettere in carica, condividendo idee comuni e ritrovandosi uno vicino all’altro (probabilmente senza mascherina) e, magari, far scoccare quella scintilla che da anni in loro si è spenta.