La didattica a distanza, detta DAD, sta portando i nostri figli adolescenti a un livello di sciallamento (si dirà così?) mai visto prima.
Michele Serra li aveva descritti bene nel libro Gli sdraiati, ma non aveva ancora vissuto un lockdown in loro presenza: adolescenti allo sbando, che si alzano 3 minuti prima dell’inizio della lezione (o 10 minuti dopo) e si presentano con l’occhio fessurato e una mega felpa addosso, rigorosamente con il cappuccio tirato su. Forse iniziano a capire dove sono verso la terza ora.
Mentre “seguono” la lezione, chattano con gli amici sul cellulare, oppure guardano una serie su Netflix. Non so bene se e cosa impareranno.
E pensare che esistono delle linee guida per stabilire come si segue la scuola secondaria a distanza, prevedendo “sanzioni” in caso di comportamenti scorretti.
Vengono richieste: puntualità, presenza, buone maniere. Per procedere alla valutazione finale, è necessaria la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale. I docenti fanno ogni giorno un appello davanti allo schermo e indicano sul registro elettronico presenze e assenze dei ragazzi.
E’ vietato presentarsi davanti al video in pigiama, usare un vocabolario non corretto o mettersi a mangiare mentre si seguono le lezioni.
La telecamera dev’essere sempre accesa sul primo piano dello studente e non si può riprendere o fotografare cosa succede sullo schermo, senza aver chiesto prima il permesso, oltre ad essere vietato diffondere audio o video di quanto accaduto durante la spiegazione.
Insomma, le regole da seguire esistono, ma chi le segue?
Questo secondo lockdown porterà gli adolescenti alle conseguenze sulla salute mentale già riscontrate dopo il primo? Cioè depressione, demotivazione, atti autolesionistici, oppure i nostri figli avranno “le armi” per combattere e resistere meglio questa volta?
Mia figlia è DSA e per legge ho dovuto scegliere se farla seguire a distanza o se farla andare in presenza, da sola in classe, con tutto il resto dei compagni e anche la maggior parte dei professori collegati da casa. Secondo voi cos’ho deciso di fare? Certo che questo Ministero dell’Istruzione sa come mettere a proprio agio gli studenti!